La mera coabitazione non prova la riconciliazione tra coniugi separati: Cassazione

La mera coabitazione non prova la riconciliazione tra coniugi separati: Cassazione

La Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza n. 14037 del 21 maggio 2021, rifacendosi ad un orientamento ormai consolidato, ha ribadito che la mera coabitazione non non è sufficiente a provare la riconciliazione tra coniugi separati, essendo necessario il ripristino della comunione di vita e di intenti, materiale e spirituale, che costituisce il fondamento del vincolo coniugale.

MASSIMA:

Secondo l’orientamento di questa Corte al quale il Collegio intende dare continuità, non è sufficiente, per provare la riconciliazione tra coniugi separati, considerati gli effetti da essa derivanti, che i medesimi abbiano ripristinato la convivenza a scopo sperimentale e provvisorio, essendo invece necessaria la ripresa dei rapporti materiali e spirituali, caratteristici della vita coniugale (Cass. 19497/2005; Cass. 19535/2014; Cass. 20323/2019)”

Nel caso esaminato nella sentenza della Suprema Corte, il tema centrale riguardava la questione della riconciliazione tra coniugi separati. Il principio fondamentale affermato è che la mera coabitazione, da sola, non è considerata prova sufficiente di riconciliazione. In altre parole, il fatto che i coniugi vivano insieme nuovamente non costituisce automaticamente una ripresa della comunione coniugale.

La Corte ha chiarito che la riconciliazione tra coniugi separati non si limita alla ripresa della convivenza fisica, ma richiede il ripristino dei legami materiali e spirituali che caratterizzano la vita coniugale. Questi legami includono non solo la convivenza, ma anche una serie di elementi che riflettono un’intenzione condivisa di ristabilire una relazione coniugale piena e significativa.

In altre parole, affinché si possa parlare di riconciliazione, è necessario che i coniugi riprendano non solo la convivenza sotto lo stesso tetto, ma anche altri aspetti della loro relazione, come ad esempio la condivisione di interessi, obiettivi e responsabilità, nonché una genuina volontà di ricostruire il legame matrimoniale nel suo complesso.

La Corte ha citato diversi precedenti giurisprudenziali per sostenere questa posizione, evidenziando che la riconciliazione non può essere dedotta solo dalla convivenza temporanea o sperimentale. È necessario che vi sia una ripresa effettiva dei rapporti materiali e spirituali tipici della vita coniugale.

Nel caso specifico esaminato nella sentenza, la Corte d’appello ha valutato attentamente le circostanze e ha concluso che non vi era stata una reale ripresa della comunione spirituale e materiale tra i coniugi, nonostante la convivenza temporanea. Di conseguenza, la decisione riguardante l’assegno divorzile e altri aspetti della controversia è stata influenzata da questa valutazione.

In conclusione, la sentenza della Suprema Corte ribadisce il principio che la riconciliazione tra coniugi separati non può essere dimostrata solo attraverso la convivenza, ma richiede il ripristino di una serie di elementi che caratterizzano la vita coniugale.

Avv. Cosimo Montinaro

(avvocato diritto di famiglia)

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