Divorzio: la moglie perde il cognome del marito?

Divorzio: la moglie perde il cognome del marito?

Il cognome coniugale è un aspetto importante durante il matrimonio, ma cosa accade a questo identificativo dopo il divorzio? È una domanda che spesso viene posta dalle donne che si trovano in questa situazione. La legge italiana offre una disposizione flessibile, ma la decisione finale spetta al giudice, il quale valuterà caso per caso.
In caso di matrimonio, il codice civile stabilisce che la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito. Questa pratica è comune, specialmente quando il marito è una figura famosa o noto in un determinato ambiente sociale. Il cognome coniugale può diventare un elemento distintivo per molte donne. Tuttavia, dopo il divorzio, la situazione cambia.

In caso di vedovanza, la legge concede alla donna il diritto di mantenere il cognome del marito defunto, a meno che non decida di risposarsi. Ma cosa accade dopo un divorzio? In questa situazione, la legge offre una certa elasticità, lasciando al giudice la facoltà di decidere sulla conservazione o meno del cognome coniugale.

L’articolo 143 bis del codice civile sancisce che con il matrimonio la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che non si risposi. Pertanto, a differenza di quanto si potrebbe pensare, la moglie non perde il proprio cognome al momento del matrimonio, ma ne acquisisce uno aggiuntivo che può utilizzare nei rapporti anagrafici e sociali. Questo aspetto è particolarmente rilevante per le donne che già svolgono un’attività professionale o imprenditoriale con il proprio cognome da nubile. In tali casi, è possibile continuare a utilizzare solo il cognome da nubile, mantenendo l’effetto di “marchio” professionale costruito nel corso del tempo.

Tuttavia, la questione diventa più complessa quando si parla di divorzio. Secondo la legge sul divorzio (art. 5, co. 3, L. n. 898/1970), di solito, la moglie perde il cognome del marito a meno che non presenti una specifica istanza al Tribunale competente. In questo caso, il giudice, motivando adeguatamente, può consentire alla moglie di mantenere il cognome coniugale anche dopo la fine del matrimonio. La decisione del giudice si baserà sull’interesse meritevole di tutela della moglie o dei figli.

La valutazione dell’interesse meritevole di tutela è discrezionale e dipende dai fatti presentati dalle parti coinvolte nel processo di divorzio. Ad esempio, la moglie potrebbe sostenere che il cognome del marito è diventato parte integrante della sua identità personale e che non può essere eliminato. Tuttavia, nei tribunali italiani, la conservazione del cognome coniugale dopo il divorzio è consentita solo in circostanze eccezionali.

Affinché una donna possa mantenere il cognome del marito dopo il divorzio, dovrà presentare una specifica istanza al tribunale competente per il divorzio, evidenziando gli interessi personali o dei figli che giustificano la conservazione del cognome coniugale. È importante sottolineare che tali interessi devono essere meritevoli di tutela giuridica e non possono essere semplicemente un desiderio di sfruttare il cognome dell’ex marito per fini economici o sociali.

È necessario coinvolgere anche il marito nel relativo procedimento giudiziario.

Recentemente, la Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza n. 654 del 11/01/2022, ha chiarito che la conservazione del cognome coniugale dopo il divorzio è un’ipotesi straordinaria. L’aggiunta del cognome del marito è un effetto del matrimonio che perdura solo durante il vincolo coniugale. Pertanto, la richiesta di mantenere il cognome dell’ex marito dovrà essere valutata attentamente dal giudice, che prenderà in considerazione solo gli interessi meritevoli di tutela.

Avv. Cosimo Montinaro

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