Mobbing sul lavoro: cos’è, come si configura e come tutelarsi

Mobbing sul lavoro: guida completa per riconoscerlo, prevenirlo e affrontarlo

Il mobbing sul lavoro è una realtà purtroppo diffusa che può avere gravi conseguenze sulla salute psico-fisica dei lavoratori. Si tratta di una serie di comportamenti persecutori, reiterati nel tempo, con l’obiettivo di emarginare, umiliare o danneggiare un dipendente. Insulti, minacce, assegnazione di compiti dequalificanti, isolamento sociale e professionale sono solo alcune delle forme che può assumere.

Ma cosa fare quando si diventa vittime di questa condotta vessatoria? Come reagire e come difendersi? In questo articolo approfondiamo la definizione di mobbing, i suoi elementi costitutivi e le diverse forme in cui può manifestarsi, alla luce delle più recenti sentenze. Scopriremo strategie per prevenirlo, contrastarlo e tutelarsi legalmente, con consigli pratici su come raccogliere le prove, affrontare l’iter processuale e ottenere un risarcimento per i danni subiti.

Rimanete con noi per comprendere appieno questo fenomeno subdolo ma purtroppo diffuso, e scoprire come uscirne vincitori, tutelando la propria dignità professionale e personale…

Definizione di Mobbing sul Lavoro

Il mobbing sul lavoro è una condotta vessatoria e persecutoria che si verifica in ambito lavorativo con l’obiettivo di emarginare, umiliare o danneggiare un lavoratore. Tale comportamento può essere attuato dal datore di lavoro, da un superiore gerarchico o da un collega, e può assumere diverse forme, come insulti e offese verbali, minacce e intimidazioni, assegnazione di compiti dequalificanti o eccessivamente gravosi, isolamento sociale e professionale, diffusione di false informazioni e molto altro.

La giurisprudenza ha fornito una definizione giuridica precisa di mobbing, come emerge dalla sentenza del Tribunale di Roma (n. 8339/2023): “Il ‘mobbing’ consiste in una condotta datoriale che si manifesta con comportamenti a carattere persecutorio e vessatorio, intenzionalmente ostili, reiterati e sistematici, che si traducono in maltrattamenti, offese, aggressioni, umiliazioni intimidazioni, mortificazioni del lavoratore, tali da cagionare a quest’ultimo un danno alla salute psico-fisica.” La sentenza elenca quindi i quattro elementi essenziali per la configurazione del mobbing: una serie di comportamenti persecutori, anche se leciti singolarmente, ma posti in essere con intento vessatorio in modo sistematico e prolungato; l’evento lesivo della salute, personalità o dignità del lavoratore; il nesso causale tra le condotte e il pregiudizio subìto; l’intento persecutorio unificante di tutti i comportamenti lesivi.

Elementi Costitutivi del Mobbing

Sulla base della definizione giurisprudenziale, possiamo individuare i principali elementi costitutivi del mobbing: una condotta persecutoria e vessatoria, ovvero una serie di comportamenti ostili, reiterati nel tempo e posti in essere con intento vessatorio nei confronti del lavoratore, che possono essere azioni lecite o illecite ma unite da un unico fine persecutorio; un danno alla salute psico-fisica, poiché le condotte devono cagionare un pregiudizio concreto alla salute, alla personalità o alla dignità del lavoratore, con conseguenze negative sul suo equilibrio psicofisico; un nesso causale, ossia deve esistere un legame diretto tra i comportamenti vessatori subiti e il danno psico-fisico riportato dal dipendente; un intento persecutorio, in quanto le azioni devono essere accomunate da un’unica finalità persecutoria, quella di emarginare, umiliare o indurre alle dimissioni il lavoratore. Se anche uno solo di questi elementi viene a mancare, non si configura il mobbing propriamente detto, ma potrebbe trattarsi di altre fattispecie come lo straining (stress forzato sul lavoro) o semplici episodi isolati di prevaricazione o conflitto.

Forme di Mobbing e Casi Giurisprudenziali

Il mobbing può assumere diverse forme a seconda del soggetto che attua la condotta persecutoria e delle modalità con cui si manifesta. La principale tipologia è il mobbing verticale, quando l’autore è un superiore gerarchico o lo stesso datore di lavoro, come nel caso di assegnazione di compiti eccessivamente gravosi o trasferimenti ingiustificati. Un’altra forma è il mobbing orizzontale, che si verifica quando la condotta vessatoria proviene da uno o più colleghi di pari grado, ad esempio attraverso l’isolamento sociale, la diffusione di calunnie e pettegolezzi. Il mobbing strategico è invece volto ad isolare progressivamente il lavoratore per indurlo alle dimissioni, con condotte come l’esclusione dalle riunioni o la sottrazione di compiti rilevanti. Esiste infine il mobbing emozionale, incentrato sull’alterazione dei rapporti interpersonali e la destabilizzazione emotiva del dipendente. La giurisprudenza ha affrontato numerosi casi di mobbing in ambito lavorativo, fornendo interpretazioni e criteri applicativi. Ad esempio, la Corte di Cassazione (sentenza n. 143/2000) ha riconosciuto il mobbing come fonte di “danno psichico“, obbligando il datore di lavoro a risarcire il danno patrimoniale e non patrimoniale subito dal lavoratore.

Conseguenze del Mobbing sulla Salute

Il mobbing non solo compromette la vita professionale e la dignità del lavoratore, ma può avere gravi ripercussioni sulla sua salute psico-fisica. Alcuni dei principali effetti riscontrati sono i disturbi psicologici come ansia, depressione, disturbi del sonno, perdita di autostima e fiducia in sé stessi, difficoltà di concentrazione. Possono manifestarsi anche disturbi fisici quali mal di testa, dolori muscolari, disturbi gastrointestinali, ipertensione, problemi cardiovascolari. Una condizione particolarmente grave è lo stress cronico, ovvero un persistente stato di stress protratto nel tempo che può portare all’esaurimento fisico e mentale del lavoratore. Proprio per queste gravi conseguenze sulla salute, è fondamentale riconoscere tempestivamente i segnali del mobbing e agire prontamente per contrastarlo e tutelarsi.

Strategia di Prevenzione e Contrasto

Di fronte a una situazione di mobbing, è importante adottare una strategia efficace di prevenzione e contrasto. Il primo passo fondamentale è prendere consapevolezza della situazione, riconoscendo i comportamenti vessatori come tali, senza sminuirli o giustificarli. È essenziale non isolarsi ma cercare supporto, evitando di affrontare da soli il problema. Occorre poi reagire con fermezza ma senza aggressività, mantenendo la calma, non rispondendo con violenza alle provocazioni ma opponendosi con determinazione. Un aspetto cruciale è la raccolta delle prove, documentando accuratamente ogni episodio tramite registrazioni audio delle conversazioni (ove consentito), conservazione di email, atti e documenti, la tenuta di un diario dettagliato e la raccolta di testimonianze di colleghi o ex-dipendenti. Può essere utile anche produrre certificati medici che dimostrino l’insorgenza di disturbi psico-fisici successivi agli episodi subiti. In caso di persistenza delle condotte vessatorie nonostante i tentativi di risoluzione, è possibile rivolgersi a figure professionali competenti come sindacati o avvocati esperti, come l’Avv. Cosimo Montinaro, per intraprendere un iter legale a tutela dei propri diritti.

Raccolta delle Prove

Un aspetto cruciale per poter contrastare legalmente il mobbing è la raccolta delle prove a sostegno delle proprie ragioni. È consigliabile registrare le conversazioni con il datore di lavoro, nel rispetto dei limiti di legge, per documentare insulti, minacce o altri comportamenti vessatori. Vanno inoltre conservate email, atti, documenti che attestino situazioni di isolamento professionale, assegnazione di compiti dequalificanti o altre condotte mobbizzanti. La tenuta di un diario dettagliato degli episodi di mobbing, con date, luoghi, testimoni presenti e descrizione puntuale degli accadimenti, è fondamentale. È utile raccogliere anche le testimonianze di colleghi o ex-dipendenti che possano confermare i fatti denunciati, e produrre certificati medici che dimostrino l’insorgenza di disturbi psico-fisici successivi agli episodi di mobbing subiti. La prova documentale e testimoniale è essenziale per dimostrare la sussistenza degli elementi costitutivi del mobbing in sede giudiziale.

Denuncia e Iter Legale

Se le condotte mobbizzanti persistono nonostante i tentativi di risoluzione, è possibile intraprendere un iter legale per tutelare i propri diritti. Il primo passo può essere l’invio di una diffida formale al datore di lavoro, denunciando i comportamenti subiti e riservandosi di agire per il risarcimento danni. In caso di condotte penalmente rilevanti come stalking, lesioni o maltrattamenti, si può presentare querela alle Forze dell’Ordine per la punizione del colpevole. L’opzione principale è però quella di avviare un procedimento civile presso il Tribunale competente, per chiedere la cessazione del mobbing e il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti. In questa delicata fase processuale è fondamentale avvalersi dell’assistenza di un avvocato esperto in mobbing e diritto del lavoro, in grado di valutare il caso specifico e predisporre una strategia adeguata.

Risarcimento del Danno

In caso di accertamento del mobbing, il lavoratore ha diritto a un risarcimento del danno sia patrimoniale che non patrimoniale. Il danno patrimoniale comprende le perdite economiche subite, il mancato guadagno, le spese mediche e, in caso di licenziamento ingiusto, il reintegro nel posto di lavoro. Il danno non patrimoniale riguarda invece i danni esistenziali, biologici e morali derivanti dalle condotte vessatorie, come il danno da dequalificazione professionale (Cass. 6572/2006). L’ammontare del risarcimento viene stabilito dal Giudice in base alla gravità e durata del mobbing, alle conseguenze psico-fisiche patite dal lavoratore e all’entità delle perdite subite. Una corretta strategia legale e un’adeguata raccolta di prove sono quindi essenziali per ottenere un equo ristoro dei danni patiti a causa del mobbing sul lavoro.

Avv. Cosimo Montinaro

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